Press Area

Il Venerdì di Repubblica parla di Seta Etica

Venerdì 25 novembre 2016 Il Venerdì di Repubblica ha pubblicato un interessante articolo dedicato a “chi cambia lavoro e chi produzione, chi rischia e investe in altri mercati e chi scopre nuovi materiali. Storie di piccoli imprenditori che ce l’hanno fatta. E ora sono un modello”.

Tra questi esempi anche la storia di D’orica e della Seta Etica.


QUELLI CHE NEL NORDEST REMANO CONTRO. LA CRISI.

di Rossana Campisi

[…] Altra storia ancora, quella di Giampietro Zonta. Vicentino, sessantasette anni, padre di due gemelli, di professione orafo, nel 1989 si licenzia per aprire la D’orica con la moglie Daniela Raccanello. Ma non è tutto facile. «La prima crisi è arrivata dopo sei mesi. Lavoravamo per un solo cliente. Quando ha iniziato a tardare nei pagamenti ci siamo fermati». Ma poi si sono ripresi, riuscendo ad avere clienti in tutto il mondo. Solo fino al 2006 però, quando “sbattono” contro la concorrenza che copia i loro gioielli. Ed è lì che arriva l’illuminazione: puntare su manufatti “sartoriali” esclusivi. La moglie disegna un collarino a cui appendere le palline d’oro, ma per farlo serve un tessuto prezioso: pensano alla seta. «Scopriamo così che l’Italia non ne produce più da cinquant’anni, perché la importa dalla Cina. Contattiamo allora un agronomo che mi fa conoscere il Crea Api di Padova, l’unica banca genetica dei bachi in Europa, conserva 200 varietà di bachi e 60 di gelsi. Per lavorarla serve però una filandina, e allora rintraccio  l’unica rimasta in Europa: la compro e la restauro. Quindi contattiamo un giovane ingegnere che è andato in Giappone a studiare come funziona, coinvolgiamo cooperative di disabili, compriamo bozzoli calabresi: e infine facciamo la prima trattura di seta italiana che sarà poi usata anche in campo biomedico e cosmetico. E’ il 2014 ed è così che nasce Seta Etica, il marchio che oggi inorgoglisce Zonta, “il sarto dell’oro”. […]

 Clicca sull’immagine per leggere l’articolo integrale:


 

Un ringraziamento particolare ad Alessandro Zaltron per la preziosa collaborazione.