All posts tagged: Crea di Padova

L’esperienza del CREA-AA per una Seta di qualità ad alto valore aggiunto

Dal baco da seta una fibra per gioielli “Così la ricerca agricola salva l’ambiente” da LA STAMPA del 12/06/2017 di Maurizio Tropeano Dal gambero della Louisiana, una specie infestante, infatti, i ricercatori del CREA-AA (Agricoltura e Ambiente), laboratorio di Padova (ex CREA-API Unità di Ricerca per l’Apicoltura e la Bachicoltura) hanno ottenuto «per i pesci d’acquacoltura mangimi efficienti, economicamente sostenibili e con basso impatto sull’ambiente e sulle risorse». Mentre dalle bucce e dai vinaccioli delle vinacce «sono stati ricavati semilavorati (farine) utilizzabili direttamente o da cui estrarre molecole bioattive (polifenoli), antiossidanti naturali dalla proprietà nutraceutiche». Ed il baco da seta, in questo quadro, spiega il CREA-AA, «rappresenta una vera e propria miniera»: attraverso un innovativo processo i ricercatori sono riusciti a ottenere una fibra di alta qualità, utilizzata per gioielli misti con seta e oro e prodotti biomedici, mentre i prodotti di scarto della filiera sono recuperabili e riutilizzabili in sottoprodotti, come olio e proteine per l’alimentazione animale, composti per la cosmesi, imbottiture e seta rigenerata, principi attivi da utilizzare in farmacologia, biomassa per combustibile …

Nel Vicentino rinasce la filiera italiana della seta…

La via della seta Nel Vicentino rinasce la filiera italiana della seta, per produrre gioielli eticamente corretti che celebrano il nostro passato (ZOOM-ZOOM Magazine – Mazda Owner) Storia: Giuliano Pavone Fotografia: Marco Bertolini Quando qualche anno fa Giampietro Zonta e sua moglie Daniela Raccanello – titolari di D’orica, azienda orafa del Vicentino – trovarono una grande e insolita farfalla nel cantiere della loro nuova casa in legno, non potevano certo immaginare di essere ai titoli di testa di un memorabile film. La farfalla, una Samia cynthia, era una di quelle che allo stato larvale si usa per produrre seta. Un dettaglio che Giampietro e Daniela – già noti come “i sarti dell’oro” per essere stati i primi a lavorare il metallo più prezioso con ago e filo – interpretarono subito come un segno. La storia entra nel vivo nell’estate 2014, quando Daniela realizza un gioiello in cui l’oro si combina a una fibra tessile. Sarebbe bello, pensa, se quella fibra fosse la seta. Ma la seta dev’essere italiana, perché D’orica sposa da sempre la filosofia …